Alla fine del libro Harry Potter e la maledizione del l’erede ci sono diverse pagine vuote da riempire credo con le lacrime e i sospiri perché se prima tutti saremmo voluti essere Harry adesso tutti vorremmo avere un babbo come lui.
Si, va bene: il sole, l’acqua turchese, le spiagge fatte di piccole conchiglie bianche, i pesci… tutto molto affascinante, ma la cosa più bella della Sardegna rimane la bilancia di casa dei suoceri perché, cosa c’è di più bello che arrivare e vedere che la fatica della traversata ti ha fatto perdere almeno tre chili? Che con il metabolismo bastardo che mi ritrovo, non avrei perso neppure se Livorno-Olbia la facevo a nuoto. Caricata dal pensiero di quei chili in meno, la mente si convince che posso eccedere, lo stomaco non aspettava altro ed è l’inizio della fine… ma non importa, perché quella bilancia ti capisce, ti perdona e ti aggiunge a volte appena qualche grammo, magari solo quando esageri con le tumbarellas. È un circolo vizioso che si frantuma appena scendo dal traghetto, arrivo a casa e salgo su quella stronza della mia bilancia che mi guarda come per dire “in due non vale, uno deve scendere!”
Quindici giorni senza figlie sono tanti, si corre il rischio di dimenticare di averle e avere un trauma ritrovandosi con due scimmiette urlanti che ti fracassano le palle per ogni cosa e un’adolescente che sembra agonizzare per ogni affermazione. Tutto questo mi convince che il prossimo anno non sarebbe male spedirle tutte e tre in un bel campo scuola nell’Est Europa: dicono che lì insegnino il rispetto e l’educazione alla vecchia maniera.
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