Non ti avvisa nessuno: un attimo prima sorridi e l’attimo dopo affoghi, non riesci a stare a galla, respiri con affanno e ti sentì tirare giù con forza, ti senti stringere le caviglie, le gambe, il collo… In un primo momento ti ribellli, più per paura che per presa di coscienza, ma più ti agiti più tutto si fa ancora più intenso. Esali gli ultimi respiri e poi ti lasci trascinare negli abissi profondi, cupi, freddi, solitari. Con le ultime forze alzi la testa verso la superficie increspata e in quel barlume di luce vedi gli occhi delle tue figlie e del tuo amore che ti stanno cercando, vogliono aiutarti perché hai bisogno di loro e loro di te. Così di colpo, il cuore si fa leggero, il respiro torna regolare, le tensioni si allentano e puoi andare incontro alla luce, vai verso i loro occhi. Forte di quella luce, guardi in basso verso quell’oscurità che ti stava risucchiando e vedi tutto il male che hai subito e che non riesci ad accettare, vedi i genitori che ti hanno tolto la serenità per il loro gusto di sentirsi superiori, vedi gli amici che ti hanno fatto dormire male la notte, vedi gli errori che hai fatto e non sei mai riuscita a superare… Ma adesso stai salendo con la luce nell’anima e il sorriso nel cuore: hai ritrovato te stessa !
Il suo grande problema era la tempistica, quello che la fregava veramente era quel “nel frattempo”. Perché nel frattempo c’è la vita, c’è sempre qualcosa di meglio da fare che cucinare; adesso, però, deve rimanere concentrata. Sembra semplice. Armata di tutte le buone intenzioni, prende una pentola capiente; pulisce sedano, carota e cipolla e li immerge in tanta acqua, aggiunge la carne, mette tutto sul fuoco e adesso deve solo aspettare.
Il miglior modo che conosce per passare il tempo senza uscire di casa è leggere un buon libro. Si impone di controllare ogni dieci pagine come procede il brodo, ma lo scadere del tempo di cottura non coincide con la fine del capitolo, così porta il libro con sè in cucina e, mentre toglie la pentola dal fuoco, continua a leggere. Gli occhi sono ancora sul libro nel momento in cui versa nel colapasta il brodo appena fatto, solo uno schizzo di liquido bollente la riporta alla realtà.
Vabbè, dai-pensa- lo svezzamento inizierà domani.
Ogni volta che sento dire “Stai tranquilla” mi sale un brivido lungo la schiena, perché mi ricordo quando quasi venti anni fa, un bel ragazzo, me lo sussurrava nelle orecchie. Dopotutto, è stata proprio la sua capacità di farmi sentire al sicuro anche in mezzo ad un attacco di zombie che mi ha attratto fin da subito. Da quelle parole sussurrate con amore al ritrovarsi urlante in sala parto è stato un attimo: un anno dopo quell’episodio di fiducia mal ripos…to, mi sono ritrovata in un ospedale a cercare di mettere al mondo una bambina, che per similitudine e somiglianza verrà ricordata con il nome di Agonia. L’esperienza del parto che tutte mi dicevano essere un momento indimenticabile, in effetti lo è stato, c’è voluto del tempo prima che mi dimenticassi la sfilata in barella attraverso il reparto diretta verso la sala operatoria: sembravo un pachiderma indemoniato, maledicevo tutti quelle sciagurate persone che incrociavano il mio sguardo e per rendere il tutto ancora più teatrale, dietro di me c’era bicipiti d’oro che si scusava con tutti.
Commenti recenti