Continuando a riflettere su opportunità di cura e crescita del patrimonio culturale livornese mi soffermerei ancora una volta su Villa Mimbelli, perché quando vieni a sapere che il Museo Fattori, che, come tutti sappiamo possiede la più importante collezione macchiaiola al mondo, è sulla carta l’antagonista del Museo d’Orsay di Parigi ( https://www.facebook.com/nicola.stefanini.9?fref=photo&__mref=message_bubble), qualche domandina sorge spontanea. La prima, la più stupida, che mi parte in automatico è “Perché?”. Amo viaggiare, conoscere luoghi e culture diverse, trovo sempre tutto interessante, bello, pulito, curato, poi, da brava italiana media, mi chiedo perché in Italia non riusciamo a valorizzare appieno il nostro patrimonio; ogni città italiana, ogni paese ha una storia da raccontare e Livorno ha veramente tanto. Considerando, solo che sbarcano nugoli di croceristi e che non tutti vanno a Pisa o Firenze, perché il Museo Fattori, antagonista del Museo d’Orsay, fa una media di 2,5 visitatori paganti? Perché le scuole, parlo per esperienza diretta con elementari e superiori, non hanno un dialogo costante e continuo con il museo?
A domande semplici seguono semplici osservazioni. Come ho già detto, non sono di Livorno, quindi per orientarmi in città seguo l’istinto e le indicazioni e vi posso assicurare che se si vuol raggiungere il Museo non si trovano grosse indicazioni; io personalmente metterei anche dei cartelloni all’aeroporto di Pisa con le lucine lampeggianti a sottolineare “antagonista del Museo d’Orsay”, perché, se c’è una cosa che ho imparato dall’esperienza a Pietrasanta, è proprio quella di valorizzare al massimo quello che abbiamo.
Capisco che le difficoltà economiche impongano le attenzioni su settori socio-sanitari, che sia difficile trovare finanziamenti, capisco che la burocrazia sia lentissima, ma far finta che queste realtà artistiche non esistano, impedire ai bambini di conoscere quale aria si respirasse nella loro città, quali e quanti artisti, non solo sono venuti ma sono addirittura nati a Livorno, credo produca un impoverimento dell’animo; l’arte serve anche a nutrire quella parte di noi che guarda all’irrazionale, alle emozioni e, senza emozioni, siamo bestie.
Foto di Nicoletta Arduini (https://www.instagram.com/nikovero7007/)
17 gennaio 2016 at 10:37
Provo a rispondere ad una delle tue domande, quella riguardante i crocieristi, visto che ho lavorato in quell’ambito. Innanzi tutto sulla nave vengono martellati con i tour per Lucca, Pisa e/o Firenze (molto più redditizi per le varie agenzie, escursioni dalle quali tornano stanchi e senza aver visto molto), Livorno non viene nemmeno menzionata e il fatto che le navi siano ormeggiate in zona industriale, non invoglia chi è rimasto sulla nave a prendere la navetta e visitare quella che credono sia una squallida città portuale. E chi glielo fa fare di scendere da quelle fantastiche città galleggianti dotate di ogni comfort?
Tieni inoltre presente che il 50% dei crocieristi sono persone che vogliono solo rilassarsi, l’altro 50% è quello che anche a Parigi preferisce infilarsi dentro uno Starbucks anziché visitare il Musée d’Orsay.
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