Ogni volta che sento dire “Stai tranquilla” mi sale un brivido lungo la schiena, perché mi ricordo quando quasi venti anni fa, un bel ragazzo, me lo sussurrava nelle orecchie. Dopotutto, è stata proprio la sua capacità di farmi sentire al sicuro anche in mezzo ad un attacco di zombie che mi ha attratto fin da subito. Da quelle parole sussurrate con amore al ritrovarsi urlante in sala parto è stato un attimo: un anno dopo quell’episodio di fiducia mal riposto, mi sono ritrovata in un ospedale a cercare di mettere al mondo una bambina, che per similitudine e somiglianza verrà ricordata con il nome di Agonia. L’esperienza del parto che tutte mi dicevano essere un momento indimenticabile, in effetti lo è stato, c’è voluto del tempo prima che mi dimenticassi la sfilata in barella attraverso il reparto diretta verso la sala operatoria: sembravo un pachiderma indemoniato, maledicevo tutti quelle sciagurate persone che incrociavano il mio sguardo e per rendere il tutto ancora più teatrale, dietro di me c’era bicipiti d’oro che si scusava con tutti.